Con molte mostre all’attivo e una mole smisurata di quadri, Raffaele Aprile mette su tela le sensazioni e le esperienze di vita nella linea dell’astrattismo.

di Paolo Merenda

L’astrattismo, nato nei primi anni del 1900, ha nel corso dei decenni fatto la fortuna di diversi artisti, come Vasilij Kandinskij, uno dei padri fondatori della corrente artistica. Proprio alcuni echi di Kandinskij si possono intuire nel lavoro di Raffaele Aprile, pittore di Latina attivo da 30 anni e con numerose mostre nel corso del tempo.

La forza di alcuni dipinti, come Meccanic o Animals, è nella scelta dei colori. La sua produzione è frutto di un sapiente uso delle forme, che sottendono sensazioni e modi di vedere che cambiano non solo da persona a persona, ma anche da momento a momento. Non disdegna di tanto in tanto figure umane, per lo più femminili: tra una linea e un colore mostra di saper miscelare forme astratte, di solito con tinte pastello, a brani di pelle dal rosa forte e deciso. Lo “scontro” non è solo sulla tela, ma anche negli occhi di chi guarda, dando l’idea di una lotta in cui la componente umana è più presente, superiore a quella meccanica.

Mi ha colpito in particolare Acqua e terra, in cui ritrovo le curve sinuose di Macchia Rossa II di Kandinskij, con lo spazio centrale che permette a chi guarda di entrare nel mondo e nella visione d’artista, molto profonda e significativa, quasi un modo per entrare dentro se stessi prima che nel modo di pensare di Aprile.

Raffaele Aprile, che vive e lavora ad Aprilia in provincia di Latina, è nato nel 1959 in Libia, ma già negli anni ‘90 ha fatto diversi corsi per dominare alcune tecniche, come quella a matita, ad acquerello o pastello. Dopo aver realizzato i lavori degli esordi, ha partecipato dapprima a mostre collettive e poi ad altre personali, per lo più nella zona laziale. I suoi dipinti si possono trovare sul profilo Instagram e sul sito personale che contiene anche molte informazioni sul pittore.

Raffaele Aprile

«Penso che la mia arte – ha dichiarato Raffaele Aprile a TheRoom – sia l’arte di tutti, questi colori e queste sfumature sono caratteristiche che rispecchiano il mondo: siamo tutti uguali anche se abbiamo caratteri diversi, l’arte è bella perché ogni artista con la sua tela fa ciò che vuole e lo spettatore si innamora di quella tela perché gli piace un qualcosa che lo colpisce. Pertanto non abbiamo regole o distinzioni, la terra è uguale, noi siamo uguali, e facciamo quello che vogliamo, il giudizio deve essere indifferente, il nostro “io” interiore sarà il tesoro del futuro. Sono stato sempre un pittore in fase di ricerca, e lo sono ancora: questo coniugare il figurativo con l’astrattismo fidava la sensazione di creare una diversità, che elaborandola è riuscita a legare la visione figurativa terrestre con il fantasticare dell’astrattismo assomigliante a dei soggetti senza meta, un viaggiare infinito nello spazio. Il tutto racchiuso in una cornice che sposa i due concetti fra Astratto e Figurativo. I miei bozzetti sono frutto del mio interiore, un vero e proprio inconscio fra un assentarmi dalla vita reale per viaggiare con la mente e il mio corpo, tracciando linee e cerchi in uno spazio dove io sono in quel momento. Quando finisco l’opera traccio una impronta che ho definito la “Greca d’orata” dove io passeggio nell’opera stessa; non esistono mie opere se non c’è la Greca d’orata. Continuo sempre a fare ricerca sulle mie tele con le macchie e le pitture trasparenti essendo anche un macchiaiolo; non ci sarà mai il rilassamento del voler abbandonare la sperimentazione. Sperimentare è la parola chiave della “creatività”, se non c’è la sperimentazione non c’è il percorso di vita di un pittore: poiché tutti abbiamo un percorso di vita non possiamo essere lineari, ed è proprio il percorso che cambia lo stile della pittura di un artista. Possiamo fare astrattismo, stile figurativo, surreale, ma il punto è che l’osservatore riconosca il quadro non dalla firma ma dall’opera, come per Kandinsky o Modigliani. Il risultato è quello di lasciare la traccia di un nome come questo. “Spazio enigmatico emblema nel Tempo”, questo è il mio Io. Essendo nato a Tripoli, in Libia, nelle mie opere troverete quadrati e cerchi, come i famosi arabeschi che mi hanno sempre affascinato. Quelle vetrate in chiese e moschee ricche di colori con forme geometriche mi aprivano la mente e ogni volta che le osservavo vedevo un nuovo spazio, uno spazio astratto.»

Raffaele Aprile

(Le immagini sono relative a dipinti di Raffaele Aprile e pubblicate su gentile concessione dell’autore).